Ricordiamo la SHOAH
L'Italia
ricorda la Shoah
Toaff:
"Chi non ha visto potrebbe anche non crederci"
Appello di Luzzato “per un mondo in cui si ricerchi la pace"
26/01/08
Giovanni Calvi, Learco Zucca ed Erminio Mazzola in visita ai campi di concetramento nazisti |
Auschwitz |
Domani bandiere a mezz'asta su tutti i palazzi Pubblici in ricordo dell'olocausto.
Sopravvissuti. Sono in tanti i testimoni dell’orrore, uomini ormai anziani, segnati per sempre dall'esperienza nei campi di concentramento tedeschi. Ex combattenti con i loro stendardi, deportati italiani di origine ebrea, riuniti nella Casa madre del mutilato di guerra, a Roma, nel Giorno della Memoria. Tra loro è andato il presidente della Repubblica per celebrare il ricordo della Shoah. “Non dimenticheremo mai le vittime della barbarie nazista del secolo – ha dichiarato il presidente – Né dimenticheremo quanti rischiarono la vita per soccorrere quelle vittime incolpevoli”. Il capo dello Stato, che è stato anche in via Tasso, al Museo storico della lotta di liberazione, si è rivolto ai giovani per sottolineare che “vi è un dovere della memoria” e che esiste “una forza della memoria capace di cambiare il mondo”.
Nella sede delle associazioni combattentistiche e partigiane, c’era anche il rabbino emerito Elio Toaff: “Il tempo è una piaga – ha detto – Sono cose accadute tanti anni fa e chi non ha visto potrebbe anche non crederci”. Ed ha raccontato: “La notte del 10 agosto, quando i tedeschi distrussero Sant'Anna di Stazzema, io c'ero. Ho visto con i miei occhi corpi di donne e bambine che bruciavano; ho visto una donna con il ventre squarciato, il feto estratto e distrutto con un colpo di pistola. Non si può dimenticare, perché è un insulto alla civiltà". E “dobbiamo avere memoria soltanto per evitare che ciò che è accaduto si possa ripetere, ma ho qualche dubbio in merito".
Dalla Risiera di San Saba, a Trieste, il presidente dell’Unione delle comunità ebraiche, Amos Luzzato, ha lanciato un appello “per un mondo in cui si ricerchi la pace, l'amore, e si lavori per la fraterna convivenza tra le genti”. Lì, dove c’era l’unico campo di concentramento nazista con forno crematorio in Italia, si sono radunate oltre 5.000 persone per ricordare le vittime della Shoah. Luzzatto, ha ricordato che proprio a Trieste, il 18 settembre 1938, parlando in piazza Unità, Mussolini annunciò l'avvio delle leggi razziali "che da un giorno all'altro escludeva gli ebrei come reietti dalla collettività nazionale".
La parola olocausto, che in greco significa "tutto bruciato", si riferiva ai sacrifici che venivano richiesti agli ebrei dalla Torah: si trattava di sacrifici di animali uccisi e bruciati sull'altare del tempio. Solo in tempi recenti il termine olocausto è stato attribuito a massacri o catastrofi su larga scala. A causa del significato teologico che la parola porta, molti ebrei trovano problematico l'uso di tale termine: viene infatti considerato offensivo dal punto di vista teologico pensare che l'uccisione di milioni di ebrei sia stata una "offerta a Dio"; inoltre il popolo ebraico non è stato "tutto bruciato", perché un suo resto è sopravvissuto al genocidio.
Shoa (שואה, traslitterato anche Shoah o Sho'ah), che in lingua ebraica significa "distruzione" (o "desolazione", o "calamità", con il senso di una sciagura improvvisa, inaspettata), è un'altra parola utilizzata per riferirsi all'Olocausto. Questo termine viene usato da molti ebrei e da un numero crescente di non ebrei a causa del disagio legato al significato letterale della parola olocausto. Cionondimeno è riconosciuto il fatto che la stragrande maggioranza delle persone che usano il termine olocausto non intendono tali implicazioni.
Infine molti Rom usano la parola Porajmos o Porrajmos («grande divoramento»), oppure Samudaripen («genocidio») per descrivere il tentativo nazista di sterminio.
Queste immagini per non dimenticare, e per dire no a quello che è accaduto.
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