A Gaggiano si è festeggiato il 58° anniversario della Liberazione, ma a Milano soliti disordini...
27/04/03
58°
Anniversario della liberazione
A Gaggiano la banda intona
canzoni d'epoca
e l'immancabile Inno di Mameli
Il momento più toccante, l'esecuzione da parte della Banda dell'Inno di Mameli |
Anche quest'anno a Gaggiano si è festeggiato l'anniversario della Liberazione dal Nazifascismo, il programma prevedeva partenza alle ore 10 dal Municipio, corteo per le vie del paese, ritrovo al Monumento ai Caduti di Via Gozzadini, posa delle corone ed ascolto del discorso nostro Sindaco Dott. Giuseppe Gatti, oltre ad un discorso di un rappresentante dell'ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d'Italia).
Sia il Sig. Sindaco che il delegato dell'ANPI, hanno richiamato i tragici momenti passati, gli anni 42, 43, 44 e 45, periodo molto brutto per l'Italia, la quale si è ritrovata prima ad avere i nazisti come alleati, poi come nemici ed invasori.
E' stato ricordato anche il momento nel quale il Re d'Italia ha accettato le dimissioni del Duce, nominando quale primo governo transitorio Pietro Badoglio, al riguardo, chi vuole, può ascoltare 36 secondi del comunicato radio di 60 anni fa, ossia il 1943, quando la Radio comunicava agli italiani le dimissioni del Duce.
Ma ecco una serie di fotografie che immortalano questo 58° anniversario della Liberazione.
58°
Anniversario della liberazione
A Milano soliti
disordini
(Articoli tratti da "Il Giorno" del 27/04)
La parola ai negozianti: «Un'assicurazione sui danni da corteo»
Corso Buenos Aires il giorno dopo: vetrine
ripulite e rassegnazione. «Basta. O da qui non sfila più nessuno o si
obbligano gli organizzatori a sottoscrivere un'assicurazione capace di pagare i
danni». Paolo Uguccioni, presidente del Comitato Baires-Venezia, sbotta e
ripropone l'idea che, esattamente un anno fa, i commercianti tirarono fuori
sempre dopo il corteo del XXV Aprile, diventato occasione di sfogo per chi con
la commemorazione della Liberazione ha niente da spartire.
I danni li hanno fatti alcuni giovani che partecipavano con i centri sociali,
nessuna parentela quindi con la manifestazione organizzata dall'Anpi.
«Lunedì (domani, ndr.) ci riuniremo, noi commercianti per stabilire cosa fare.
Da tempo chiediamo di non concedere più il permesso di sfilare lungo il corso,
anche perché siamo stanchi di pagare sempre di tasca nostra. Tra l'altro,
avevamo indicato alla Questura i probabili obiettivi, che poi si sono rivelati i
veri obiettivi. Nonostante questo, c'erano i poliziotti ed è successo quello
che è successo. Mi domando: cosa erano lì a fare in 500?».
«Sì, si può ragionare sulla proposta dell'assicurazione — aggiunge Roberto
Predolin, assessore al Commercio — Corso Buenos Aires purtroppo è
predestinato a subire le manifestazioni d'intolleranza. I centri sociali sono
diventati centri asociali». Risolverebbe traslocare i cortei?: «No. Bisogna
decidersi a punire con severità estrema queste persone e la sinistra deve avere
il coraggio di denunciare chi si comporta così. Qui la politica non c'entra, è
gente ottusa e tetragona che attira solo antipatie».
Il corso, già nella tarda mattinata di ieri, aveva un altro aspetto. Solo le
vetrate delle banche, che aprono domani, hanno ancora i segni dello spray e dei
danni. Anche Benetton, ha una vetrina con vistose tracce di vernice verde e il
cristallo rotto. «Sì, abbiamo pulito dove si poteva — dice Antonella
Contessa, responsabile del negozio — qui invece dovremo sostituire il vetro.
È stato un ragazzo che si è staccato improvvisamente dal corteo e ha dato una
sprangata. Aveva la faccia coperta. Non credo verranno fatte denunce, non ne
vale la pena e poi contro chi?». È la prima volta che vi succede?: «In 30
anni sarà le terza, ma solo con scritte però».
Grandi pulizie da Canali, la pellicceria: «Abbiamo impiegato un paio d'ore —
rispondono dal negozio — Di solito i cortei sono tranquilli. Ieri...». Olio
di gomito per i ragazzi di Foot Locker. Matteo Maggioni spiega che appena
arrivati, due si sono messi subito all'opera: «Siamo andati a comprare il
solvente e poi sotto». La vetrina è enorme, ma non si sono risparmiati. «Non
so se denunceranno, ma non credo».
Tra i colpiti il McDonald's, obiettivo tradizionale, e il negozio Nike,
notoriamente a rischio. Poi, nel numero, c'è entrato pure chi con gli Usa ha
ben poco da spartire, ma l'importante era imbrattare.
«Episodi di vandalismo». Così il vicesindaco
ha definito i disordini cui, il 25 Aprile, hanno dato vita i black-bloc
staccatisi dal corteo dei centri sociali che stava percorrendo corso Buenos
Aires. «Questi fatti - ha dichiarato Riccardo De Corato - sono un chiaro
sintomo dell'esistenza a Milano di un'area intollerante alquanto consistente e
soprattutto non riconducibile esclusivamente all'arcipelago dei centri sociali
ma a un'area più estesa dell'estrema sinistra».
«La contestazione al segretario della Cisl Savino Pezzotta - ha proseguito il
senatore di Alleanza Nazionale - rappresenta, inoltre, un episodio gravissimo in
quanto diretto a un leader sindacale e non politico. Questo atto è la spia di
un'intolleranza radicale generalizzata nei confronti di tutti coloro che non si
allineano a determinati propositi. Dubito fortemente che sia attribuibile
meramente a epigoni dei centri sociali». Per quanto concerne i «danni subiti
dai negozianti», il vicesindaco ha riaffermato «la necessità urgente di
tutelare la città e, in particolare, gli esercenti , da simili azioni di
violenza perpetrate durante talune manifestazioni pubbliche». De Corato ha,
quindi, dichiarato che «Palazzo Marino metterà a disposizione della Questura e
delle autorità giudiziarie i filmati delle videocamere disposte in vari punti
della città, che potrebbero aver registrato sequenze rilevanti per individuare
i responsabili degli atti vandalici».
Più in là del vicesindaco s'è spinto il vicepresidente leghista del Senato
Roberto Calderoli, che ha parlato di «nazisti rossi che vanno raddrizzati» e
devono finire «nelle patrie galere». «Le aggressioni, le violenze, le
distruzioni, la non libertà di parola imposta a un leader sindacale, viste
nelle piazze di ieri - ha argomentato Calderoli - testimoniano la presenza nelle
nostre strade di antidemocratici e di eversori che corrispondono perfettamente a
quelli che noi definiamo "nazisti rossi". La gente per bene si
aspetta, da chi ne ha competenza, non sermoni di circostanza da un palco ma il
rigore del padre di famiglia che, al bisogno, utilizza una canna di bambù per
raddrizzare una pianta che non vuol saperne di crescere diritta».
Solidarietà «ai milanesi colpiti dalla più ottusa e criminale violenza» è
stata garantita anche dal presidente della Provincia Ombretta Colli.
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