Come nasce il mitico tesserino verde del
CODICE FISCALE????

22/03/02

Identikit del TESSERINO
In 30 anni ne sono stati rilasciati 76 milioni

Il tesserino di codice fiscale di un improbabile Rossi Mario, nato ad Abano Bagni (PD)

Del codice fiscale nessuno di noi può fare a meno. Non c'è infatti dichiarazione o documento diretto agli uffici pubblici - ma anche privati - che non lo richieda in quanto strumento di identificazione e di scambio di informazioni tra le banche dati delle diverse amministrazioni. Ma come fa l'Anagrafe tributaria a trasformare il signor Mario Rossi in RSS MRA 74D22 A001Q?

Niente di più semplice. La sigla incisa sul tesserino plastificato è formata, per chi non ci avesse mai fatto caso, da 16 caratteri di cui nove alfabetici e sette numerici. I primi quindici si riferiscono ai dati anagrafici secondo il seguente ordine: tre lettere per il cognome, tre lettere per il nome, due numeri per l'anno di nascita, una lettera per il mese di nascita, due numeri per il giorno di nascita e il sesso e quattro caratteri (una lettera e tre numeri) per il luogo di nascita.

Lo voglio anch'io!

Ma chi rilascia il codice fiscale? Questo importante tesserino è distribuito dall'Anagrafe tributaria a tutti i cittadini italiani. La sua attribuzione può però essere effettuata, oltre che dagli uffici locali dell'Agenzia delle entrate, anche dai comuni (per i neonati viene rilasciato entro 60 giorni dalla nascita) e dai consolati (per i residenti all'estero) a patto che siano collegati al sistema informativo dell'Anagrafe tributaria. Al momento sono 2mila e 300 i comuni abilitati a rilasciare il codice ai nuovi nati. Generazione, produzione e invio del tesserino plastificato sono però a cura della sola Agenzia delle entrate, mentre la Sogei, Società generale d'informatica, è l'unica azienda autorizzata a produrre i programmi software per il calcolo e la stampa del codice.

Voglio il duplicato!

Aiuto! Ho smarrito il codice fiscale? Chissà a quante persone sarà capitato, almeno una volta nella vita, di perderlo. Nel caso in cui questo succeda, la prima e unica cosa da fare è richiederne un duplicato all'Ufficio locale dell'Agenzia delle entrate. Se però non si ha la voglia o il tempo di fare code agli sportelli o di recarsi in uno di questi uffici, perché non proprio vicino a casa, basterà un clic del mouse per riappropriarsi del proprio cognome fiscale. Cliccando su Agenziaentrate.it e selezionando la voce "servizi" sarà infatti possibile riceverne uno nuovo. Una volta scelta l'opzione "duplicato codice fiscale" e riempiti tutti gli spazi con i propri dati anagrafici sarà sufficiente attendere qualche giorno.

E il 16esimo carattere? È il più difficile da calcolare. Per ottenerlo si ricorre a un algoritmo che si basa sui primi 15. Esso corrisponde infatti al resto della divisione per 26 della somma dei valori in posizione pari più la somma di quelli in posizione dispari.

Per quanto riguarda il giorno di nascita, per gli uomini questo rimane invariato, cioè si utilizzano i numeri da 1 a 31, mentre per le donne viene aumentato di 40 unità. Si avranno così numeri da 41 a 71.

Al fine del calcolo del codice fiscale, tutti i cognomi e i nomi vengono considerati privi di spazi o di apici. Quindi nel caso il cui la persona in questione si chiami De Luca di cognome si provvederà a trasformarlo in Deluca. Per i contribuenti di sesso femminile si prende in considerazione solo il cognome da nubile.

I caratteri che si riferiscono al luogo di nascita, il primo alfabetico e gli altri tre numerici, vengono ricavati, sia che si tratti di un comune italiano o di uno stato estero, dai codici redatti dalla Direzione generale del catasto e dei servizi tecnici erariali.

Calcolare un codice fiscale non è dunque un'impresa impossibile. Le cose però si complicano se si è di fronte a un "omofiscale" od "OMOCODIA

Ovvero 24mila persone con la stessa sigla alfanumerica.
Il codice fiscale non è perfetto. La malattia che lo affligge si chiama "omocodia" e compare ogni volta che ci si trova di fronte a due o più persone con la stessa identità fiscale. Perché questo avvenga è sufficiente essere omonimi ed essere nati nello stesso luogo lo stesso giorno. A spiegare il problema che affligge il tesserino plastificato più usato in Italia, forse dopo il bancomat e la carta di credito, è Giancarlo Fornari, responsabile dell'Ufficio relazioni esterne dell'Agenzia delle entrate di Roma.

Quanti casi di omocodia si contano in Italia?
Fino a luglio scorso sono stati rilevati 24.332 codici-doppione. Nel 2000 ne sono stati registrati 1.136 e 618 solo nei primi 7 mesi del 2001. Mille e 200 sono invece quelli che si verificano in media ogni anno.

Come si comporta l'Agenzia delle entrate quando individua due persone con lo stesso codice fiscale?
La prima cosa che si fa è cambiarlo a entrambi gli individui. In pratica, ogni volta che si scopre che una sigla è già stata assegnata ne vengono create due nuove ad hoc.

Ma perché cambiare il codice fiscale a entrambi i soggetti?
Per precauzione dal momento che ogni caso di omocodia può comportare conseguenze ingannevoli.

Un codice fiscale "modificato" è in qualche modo riconoscibile?
Certo che sì. A differenza di uno "normale" quello "corretto" presenta una diversa composizione: l'ultimo numero diventa una lettera.

Pensate di adottare nuovi sistemi per identificare i cittadini? 
Al momento no. L'alternativa sarebbe assegnare a ogni persona una striscia di semplici numeri. Ma questa possibilità non è realizzabile.

Perché?
Il nostro codice fiscale ha il grande vantaggio di collegare ogni individuo ai suoi dati anagrafici, rendendo così più facile capire se la stringa alfanumerica fornita dal contribuente è corretta o meno. Nel caso in cui si utilizzasse una sigla di soli numeri, basterebbe sbagliarne uno per assumere l'identità di un altro. Gli operatori, sia privati che pubblici, dovrebbero però iniziare a diffidare di quei programmi che consentono loro di calcolare il codice fiscale di ognuno di noi perché questi, non avendo accesso diretto agli archivi dell'Anagrafe tributaria, non possono essere al corrente dei casi in cui il sistema informatico ha attribuito alla persona un sigla diversa da quella che, in una situazione "normale", gli sarebbe stata fornita

Quando nacque il Codice Fiscale?????

Era l'ottobre del 1971 quando il Parlamento italiano delegò al Governo la riforma tributaria che, tra le altre cose, annunciava la nascita del tesserino verde più amato e odiato dal popolo del bel Paese. Da allora sono passati trent'anni e 76 milioni sono i codici finora assegnati.

Prima di fregiarsi di una nuova identità, quella fiscale, gli italiani dovettero però attendere ben cinque anni.

I primi codici vennero infatti distribuiti solo a partire dal 1976, anno in cui, per la prima volta, nella dichiarazione dei redditi veniva richiesto ai contribuenti di riportare il proprio numero.

Capire il significato dei caratteri alfanumerici che ci distinguono l'uno dall'altro non è un'impresa impossibile. Ogni volta che viene creato un nuovo codice, l'Anagrafe tributaria non fa altro, infatti, che partire dai dati anagrafici della persona a cui questo, in un secondo momento, verrà recapitato.

A stabilire i criteri per la determinazione del codice per le persone fisiche fu il decreto ministeriale n. 857 del 23 dicembre 1976.

Oggi grazie a internet e a particolari software, ognuno di noi può "divertirsi" a calcolare la propria stringa. In alcuni casi però, una volta inseriti i propri dati si rischia di avere un'amara sorpresa e di scoprire di avere un gemello fiscale. L'unico codice fiscale valido rimane infatti solo quello attribuito dall'Anagrafe tributaria. E nessun altro.

Pagina tratta da:
http://www.algoritmosoftware.com/codfree/spomocodia.asp
che si ringrazia sentitamente.

 

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