50° ANNIVERSARIO DEL
NAUFRAGIO DELLA
ANDREA DORIA
24/07/2006
Cinquanta anni
fa la tragedia
Questa sera uno speciale su
Rai Uno, alle 22.45 per rivivere i momenti.
Il 25 luglio 1956, l'Andrea Doria, comandata dal Capitano Piero Calamai, viaggiava in direzione di New York, proveniente da Genova. Contemporaneamente, la Stockholm, un transatlantico svedese per il trasporto promiscuo di merci e passeggeri, si dirigeva verso Goteborg. La Stockholm era comandata dal capitano Gunnar Nordenson, il terzo ufficiale Johan-Ernst Carstens-Johannsen era però al comando al momento dell'incidente.
L'Andrea Doria sbandata a dritta dopo lo speronamento (si vedono le cime penzolanti, usate per calare le scialuppe di dritta in mare. La notevole inclinazione ha impedito di calare tutte le scialuppe dell'altro lato)
Alle 23,10 entrambe le navi stavano per incrociare un corridoio navale molto trafficato, coperto da una fitta coltre di nebbia. L'inchiesta originale stabilì che l'Andrea Doria tentò di evitare la collisione virando a sinistra, invece che seguire la tradizione nautica di incrociare a destra. Nascoste dalla nebbia, le navi si avvicinavano, guidate solo dal radar, e malinterpretarono i rispettivi comportamenti. Non ci fu alcun contatto radio, e una volta ottenuto il contatto visivo era troppo tardi per evitare l'impatto.
L'Andrea Doria e la Stockholm collisero ad un angolo di quasi 90 gradi: la prua rinforzata (in funzione del fatto che poteva operare anche come rompighiaccio) della Stockholm sfondò la fiancata dell'Andrea Doria e la squarciò per quasi tutta la sua lunghezza (dato che l'Andrea Doria continuava a correre lungo la propria rotta ortogonale alla prua della Stockholm) entrando per tre piani di cabine per oltre 12 metri, uccidendo numerosi passeggeri e sfondando molte paratie stagne; perforò inoltre 5 serbatoi, caricando la nave di oltre 500 tonnellate d'acqua mentre i serbatoi dal lato opposto, ormai vuoti, erano carichi d'aria e contribuirono ad inclinare pericolosamente la nave
Quarantasei dei 1706 passeggeri morirono nella collisione, insieme a 5 uomini della Stockholm. Dopo la collisione l'equipaggio trovò sul ponte della Stockholm una ragazza di 14 anni che era ospitata nella cabina 52, Linda Morgan, senza ferite gravi. Era sopravvissuta all'impatto, mentre sua sorella era morta nella cabina schiacciata dalla prua.
Subito dopo la collisione l'Andrea Doria iniziò ad imbarcare acqua e l'inclinazione aumentò superando i 18 gradi in pochi minuti. Molte persone ritennero che mancasse una delle porte dei compartimenti stagni delle sale macchine, ma, in seguito, fu determinato come tale voce fosse infondata.
Una delle cause che determinò la repentina inclinazione del vascello italiano fu il mancato riempimento con acqua marina dei serbatoi vuoti, come suggerito dai costruttori. In poco tempo la nave superò i 20 gradi di inclinazione, e il Capitano Calamai si rese conto che non c'erano più speranze.
Il salvataggio: la Ile De France viene in aiuto
L'ordine di abbandonare l'Andrea Doria venne dato solo al momento dell'arrivo dei soccorsi e ciò contribuì alla salvezza dei passeggeri; dal momento che parte delle scialuppe erano inutilizzabili a causa dell'eccessiva inclinazione, venne mandato un messaggio radio di soccorso mentre i passeggeri che non erano riusciti ad usare le lance venivano raccolti dalla Stockholm e da altre navi sopraggiunte in soccorso.
Un punto chiave nella soluzione del disastro fu la decisione del capitano della S.S. Ile de France, un transatlantico francese diretto a est e che aveva superato la Andrea Doria diverse ore prima: diede ordine di ritornare indietro a macchine avanti tutta, riuscì a recuperare la maggior parte dei passeggeri in acqua grazie alle sue 10 lance e li trasferì a bordo. Alcuni passeggeri della Ile de France rinunciarono alle proprie cabine per darle ai sopravvissuti, stanchi, bagnati e congelati. Numerose altre navi risposero alla chiamata.
Il risultato fu che l'unica vittima del naufragio, oltre alle persone uccise dalla collisione, fu una bambina di 4 anni (di nome Norma di Sandro) che subì un trauma alla testa durante le operazioni di soccorso e che morì in ospedale qualche giorno dopo.
Il numero limitato di vittime ed il completo successo delle operazioni di soccorso è merito del comportamento eroico dell'equipaggio dell'Andrea Doria e soprattutto del comandante Piero Calamai e delle rapide e difficili decisioni da lui prese i momenti tanto concitati. Tali capacità furono dovute alla sua grande esperienza soprattutto nelle due Guerre Mondiali. Dopo il salvataggio di tutti i passeggeri, il comandante Calamai restò a bordo dell'Andrea Doria rifiutandosi di mettersi in salvo, fu costretto a farlo dai propri ufficiali tornati indietro appositamente.
Il fatto che con tutta una fiancata completamente squarciata la nave sia rimasta a galla per 11 ore anziché affondare in pochi minuti come ci si sarebbe potuti aspettare, permise il salvataggio di tutti i sopravvissuti e fu dovuto alle eccezionali caratteristiche progettuali e costruttive che adottavano i più rigorosi sistemi di sicurezza.
L'affondamento
All'alba, tutti erano stati evacuati dall'Andrea Doria, e la nave venne trainata in acque basse per l'inizio delle inchieste. Tuttavia era chiaro che la nave continuava a inclinarsi, finché si ribaltò e affondò, 11 ore dopo l'impatto, alle ore 10:09 del 26 luglio.
Caratteristiche
L'Andrea Doria era lunga 212 m, con una sezione massima di 27 m e 29.100 tonnellate di dislocamento. La propulsione era affidata a turbine a vapore, collegate a due eliche gemelle, che permettevano alla nave di raggiungere una velocità di crociera di 23 nodi, con una velocità massima di 26 nodi. L'Andrea Doria non era la più grande al mondo, né la più veloce: questi riconoscimenti andavano, rispettivamente, alla Queen Elizabeth ed alla United States.
La Andrea Doria era invece la più lussuosa: sin dal suo primo viaggio sudamericano, fu la prima nave ad avere a bordo tre piscine aperte, una per ogni classe (prima, seconda e turistica).
La nave poteva portare 218 passeggeri di prima classe, 320 di seconda e 703 di terza, su 10 ponti.
Grazie ad un investimento di oltre 1 milione di dollari di allora spesi in decori e pezzi d'arte nelle cabine e nelle sale pubbliche, inclusa una statua a grandezza naturale dell'Ammiraglio Doria, molti la cosideravano la più bella nave mai varata.
Era anche considerata una tra le più sicure: con il doppio scafo e undici differenti compartimenti stagni, la Andrea Doria poteva navigare senza problemi anche in caso di allagamenti di due interi compartimenti. Inoltre portava abbastanza scialuppe per tutti i passeggeri e l'equipaggio, cosa rara per l'epoca, ed era dotata di un avanzatissimo radar.
Ciò nonostante, rimanevano diversi problemi legati alla stabilità ed alla sicurezza: già dai test in scala, effettuati durante la progettazione, la Andrea Doria mostrava la tendenza a rollare violentemente quando veniva urtata da onde oltre una certa altezza; questo fatto fu evidenziato anche nel viaggio inaugurale, quando la nave si inclinò di oltre 28 gradi dopo l'impatto con un'onda oceanica.
La tendenza si accentuava quando i serbatoi di carburante erano quasi vuoti, ovvero, in genere, al termine dei viaggi. Sul problema della stabilità vennero focalizzate le indagini riguardanti la collisione, dal momento che l'equipaggio non fu in grado di usare tutte le scialuppe a disposizione, dato che metà di queste non potevano essere abbassate con un inclinazione superiore ai 20 gradi.
Materiale tratto da:
http://it.wikipedia.org/wiki/Andrea_Doria_(nave_passeggeri)
http://www.bubnotbub.com/Ad_dati_statist.htm
http://paginas.terra.com.br/lazer/Navigazione/Andrea%20Doria2.htm
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